Il francese Maurice Ravel è un ragazzo con un orecchio speciale, che percepisce la musica ovunque, anche nei rumori meccanici di una fabbrica. La vita sulle prime non sembra sorridergli, viene escluso dal Prix de Rome per l'ennesima volta, si infortuna per via di una distrazione, tuttavia fa incontri che segneranno la sua vita e la sua carriera, come quello con Ida Rubinstein, Marguerite Long, Misia Sert e anche con l'America, dove conosce il jazz. Da una parte c'è il lavoro forsennato per la composizione definitiva del Boléro, dall'altra l'incombere della malattia neurologica, nel mezzo un processo creativo geniale, eppure profondamente distruttivo.
È un film maniacale e ossessivo, Boléro di Anne Fontaine. Liberamente tratto dalla monografia su Maurice Ravel di Marcel Marnat, mira a narrare la genealogia della celebre composizione del musicista da cui assume il titolo. Nata su commissione della danzatrice russa Ida Rubinstein, 'Boléro' richiederà al musicista francese una fatica e un tormento sovraumani. Li interpreta bene il convincente Raphaël Personnaz nei panni del protagonista, mentre accanto a lui, scelte per figure femminili chiave per la sua vita e la sua carriera, ci sono le brave Jeanne Balibar, Doria Tillier ed Emmanuelle Devos nei rispettivi panni della danzatrice Rubinstein, dell'amica e musa Misia Sert e della pianista Marguerite Long.Il racconto biografico si sviluppa in modo ordinario e piuttosto convenzionale, con un poderoso flashback per raccontare chi fosse Ravel prima del suo 'Boléro', con un'insistenza narrativa peculiare sulla sua ossessione e anche sul suo rapporto mai lineare con le donne. Del resto il suo vero amore resta sempre la musica, che per lui può emergere ovunque, anche da un guanto sfilato lentamente da una mano. La sua ossessione per la composizione prende sempre più il sopravvento sulla vita, diventando totalizzante, come spesso capita di vedere nei biopic, filone a cui questo film finisce per non aggiungere un vero tassello di novità. Resta tuttavia affascinante la fotografia curata da Yves Angelo, così come rimangono impresse le musiche originali di Bruno Coulais, mentre la sceneggiatura pone in dialogo costante passato e presente ed è firmata dalla stessa regista (assieme a Claire Barré). Del resto Fontaine, esperta in film biografici (come 'Coco avant Chanel') lo ha dichiarato esplicitamente, deve l'amore per la musica - e in particolare per Ravel e 'Boléro' - a suo padre organista, e questo si nota nell'afflato e nell'attenzione minuziosa con cui ci tiene a raccontare la passione di questo musicista per ogni singolo rumore, a partire dal cigolio ripetitivo di un macchinario. Il confine tra geniale e morboso, delirante e "sano" è costantemente sfumato, in un'opera priva di clamorose cadute di stile ma anche di picchi di pathos - che lascia ampio spazio alla dolorosa descrizione della progressiva malattia. Malattia che finirà per oscurare la mente del protagonista, destinato a sua insaputa alla composizione di un brano che gli varrà un posto d'onore nella storia della musica mondiale.
CINEMA REVOLUTION - Biglietto € 3,50