Rocca Cinema Imola
Caracas
regia: Marco D'amore
durata: 110'
Italia, 2024
mercoledì 17 luglio 2024 21:30
La Napoli di Caracas è una città abbandonata e sfatta, bellissima. Abusata e sfrontata. Dannata.

Giordano Fonte è un celebrato scrittore napoletano che torna dopo tanti anni nella sua città dove annuncia che smetterà di scrivere. Caracas è un uomo che non ama le mezze misure, milita in un gruppo violento di estrema destra e sta per convertirsi all'Islam. Yasmina è la sua amata, drogata persa nei vicoli della città. Dal loro incontro-scontro, dopo il buio della notte, s'intravede una nuova alba per Napoli.

Marco D'Amore, attraverso il romanzo di Ermanno Rea "Napoli Ferrovia", torna a raccontare la sua Napoli dove i labirinti personali dei tre protagonisti cercano una salvifica via di uscita. Il cameratismo d'un gruppo di paracadutisti, non militari, che, di giorno, sembrano quasi danzare leggiadri nell'aria per poi, di notte, far sprofondare nella terra, con i loro bastoni e catene al grido di "Dux", gli immigrati nei vicoli napoletani. L'incipit di Caracas, con la musica contundente di Rodrigo D'Erasmo, è travolgente ed è il manifesto del film, dello stile del regista e del suo sguardo. Il cielo (e il mare), con la luce, aprono e chiudono, con una circolarità coerente, un racconto fatto di buio, di perdizione, per la quarta prova registica di Marco D'Amore che, dopo aver diretto alcuni episodi di 'Gomorra - La serie' e del suo midquel/spin-off 'L'immortale', in Caracas torna a raccontare la sua città ma più come un ideale proseguimento del suo documentario ramingo 'Napoli magica'. Con in più la mediazione del testo, complesso perché cronachistico, "Napoli ferrovia" di Ermanno Rea il cui "Nostalgia" è stato recentemente portato al cinema da Mario Martone con una compagine produttiva molto simile a quella di Caracas. È un momento d'oro per Napoli attraversata da sguardi così forti che mettono in scena la scrittura di Rea raccontando al contempo la trasformazione di una città, amata/detestata, con l'importante apporto del melting pot presente sia in 'Nostalgia' che in Caracas. In quest'ultimo caso la forma diaristica trova nella sceneggiatura di Francesco Ghiaccio e di Marco D'Amore soluzioni arrischiate che lavorano su diversi piani temporali e sui diversi punti di vista. Si inizia con quello del personaggio di Caracas (Marco D'Amore) che sceglie di passare da un gruppo di estrema destra paramilitare all'Islam con la pace cercata e trovata nella preghiera musulmana e nei suoi riti preparatori. Si passa poi a quello di Giordano Fonte (Toni Servillo) che, tornato dopo tanto tempo nella sua Napoli, in una conferenza annuncia il suo ritiro ma poi l'incontro leggero con degli scugnizzi lo riporterà alla sua giovinezza e gli aprirà un'inaspettata e nuova vena creativa. Infine tocca al personaggio femminile di Yasmina, tossicodipendente in cerca di amore (una strepitosa Lina Camélia Lumbroso vista in alcuni videoclip di Enea Colombi, in Italia, e di Guillaume Alric, in Francia dove ha recitato anche nel film di Guillaume Nicloux La tour) rappresentare il corpo martoriato di Napoli con le sue vene/viscere dispiegate. Marco D'Amore sceglie di raccontare questo intreccio, con il viaggio labirintico nella città, fisico e mentale dei tre protagonisti, prediligendo in parte i toni da girone dantesco, affidando alla fotografia di Stefano Meloni il compito di mostrare una Napoli notturna, bagnata, molle e ammuffita, una "città spugna" che ricorda, solo per la pioggia che cade incessante, quella di Igort e del suo '5 è il numero perfetto', peraltro sempre con Servillo. Ma se l'ambientazione sovraccarica funziona, l'accumulazione con l'amplificazione degli elementi musicali incessanti, la voce fuori campo di Servillo che ripete che «a volte è meglio non sapere le cose, il bello della vita è proprio questo: ignorare che cosa accadrà domani, anzi, che cosa accadrà tra un istante. Del resto, come potremmo nutrire qualunque speranza nel nostro futuro, se lo conoscessimo già?», gli onirismi e poi i vari finali e sottofinali a effetto, finiscono per costituire una ridondanza barocca che rischia di annebbiare e confondere per eccesso un film che getta il cuore oltre ogni ostacolo. 

CINEMA REVOLUTION: biglietto € 3,50